Il Taijiquan come strumento di
recupero psicomotorio per giovani disabili.
(Maestro Nazzareno De Cave)
In questo articolo vorrei riportare brevemente
l’esperienza maturata come formatore presso il C.F.P. Simonetta Tosi, gestito
dal Comune di Roma, in cui ho utilizzato il Taijiquan come tecnica di recupero
e crescita dei giovani disabili (età 16-25 anni). L’attività, partita come
sperimentazione, è poi diventata parte integrante del progetto formativo dei
corsi ed è stata svolta dal 1994 fino al 2013.
L’idea di sperimentare la pratica del
Taijiquan nei corsi ebbe origine dall’aver rilevato che, all’interno del lavoro
di recupero e socializzazione svolto dalla Centro di Formazione professionale,
mancava un momento dedicato ad un’attività di tipo motorio come via di accesso
al mondo cognitivo ed emotivo dei ragazzi. Al di là di altre tecniche di
riabilitazione svolte attraverso le strutture sanitarie (con le solite
difficoltà di accesso per molti), la maggior parte degli allievi non svolgeva
nessun tipo di attività che permettesse di avere uno strumento di lavoro e
crescita del proprio corpo.
Pensai così di introdurre il Taijiquan
proponendolo come una forma di attività’ psicomotoria il cui obiettivo era il
miglioramento delle capacità e abilità motorie dei ragazzi e, in particolare,
la crescita della conoscenza e coscienza del proprio corpo attraverso un lavoro
su:
Schema corporeo: grazie
alle sensazioni cinestetiche che il movimento produce viene arricchito lo
schema corporeo, vale a dire le sensazioni che riguardano le varie parti del
corpo, arricchendo la coscienza e conoscenza dello stesso.
Postura: non
possiamo conoscere e correggere gli atteggiamenti sbagliati del nostro corpo se
non lo muoviamo. Il movimento porta a un migliore orientamento del corpo
rispetto allo spazio che lo circonda ed è un importante fattore unificante
delle varie parti che lo compongono.
Tono muscolare e rilassamento: i
movimenti che vengono richiesti potenziano contemporaneamente i vari gruppi
muscolari e ottimizzano il lavoro delle articolazioni ed il loro controllo
attraverso l’alternanza fra tensione e rilassamento.
Propriocezione: Un
movimento lento e consapevole aiuta a riprendere coscienza del corpo
risvegliando i sensori (propriocettori) che inviano al cervello le informazioni dalle parti
coinvolte dal movimento e ne migliorano il controllo nell’insieme e nelle sue
parti attraverso un lavoro su:
- coscienza e controllo del respiro
- collegamento fra movimento e ritmo
- coordinazione ed equilibrio
- coscienza e organizzazione dello spazio: spazialità e lateralità
Per quanto riguarda il lavoro sulle capacità
intellettive e relazionali gli obiettivi che ci si proponeva erano inoltre :
L’incremento
della capacita’ di concentrazione e l’allungamento dei tempi di attenzione. Questo aspetto, trattandosi di persone con
deficit cognitivi, risulta particolarmente importante, oltre ad essere
funzionale all’apprendimento di tutte le altre materie che vengono proposte nei
corsi. Il tipo di atmosfera che si viene a creare durante le lezioni aiuta a
rallentare l’attività corticale e permette un progressivo rilassamento
favorendo la concentrazione anche in soggetti normalmente iperattivi.
Lo sviluppo dell’autonomia personale e il miglioramento
dell’autostima. L’acquisizione di un atteggiamento autonomo
sia nella gestione della propria vita relazionale che nella ordinaria gestione
delle proprie necessità costituisce un altro caposaldo dell’intervento
formativo operato nei corsi.
Trattandosi di adolescenti
provenienti spesso da famiglie problematiche, la capacità di relazionarsi sia
con i propri pari che con gli adulti di riferimento è spesso alterata. Il
lavoro di gruppo, dove le difficoltà sono condivise, aiuta a migliorare la capacità
relazionali con i compagni e contribuisce a dare una valutazione di sé stessi
più aderente alla realtà.
Una maggiore autostima permette
poi di lavorare sull’autonomia di gestione della propria vita e sulla capacità
di essere indipendenti nei propri movimenti nella città oltre che sulla
capacità di affrontare le situazioni di stress.
Per il raggiungimento di questi
risultati, il TAIJIQUAN, a differenza delle altre discipline comunemente
proposte, rivela la sua natura di arte marziale e, pur perdendo nei corsi
l’aspetto legato al combattimento, ne mantiene le movenze e le forme.
Questa
sua caratteristica riusciva a stimolare molto e a catturare l’attenzione dei
ragazzi; essi trovano più motivante e gratificante l’esecuzione di movimenti
che hanno per loro un significato e non sono eseguiti in modo ripetitivo e
vuoto come i noiosi esercizi che sono abituati a praticare nelle terapie
riabilitative. Questo aspetto e’ molto importante: infatti se non si vuole che
gran parte del lavoro svanisca una volta
usciti dalla palestra, l’attività’ svolta deve comportare uno sforzo di volontà
cosciente che solo la giusta motivazione può stimolare .
Può essere interessante capire come si
legano questa natura marziale del TAIJIQUAN
con la sua efficacia come attività’ psicomotoria.
Il TAIJIQUAN rivoluziona le modalità’ di
apprendimento delle arti marziali, passando da un allenamento basato sullo
sviluppo della forza fisica e della velocità’ di esecuzione (quello che
conosciamo come Gong-Fu) ad un allenamento che prevede l’apprendimento delle
tecniche con un movimento lento ma molto preciso fino al più piccolo dettaglio,
uno studio dell’equilibrio e della fluidità del movimento, un uso sempre più
cosciente della respirazione.
Questo comporta che, dopo lunghi anni di
allenamento, il corpo abbia assorbito talmente tali movenze da riuscire poi a
riproporle inaspettatamente con grande velocità e precisione, usando l’energia
invece che la forza.
Nel TAIJIQUAN
il lavoro sull’energia psicofisica non viene immediatamente e
necessariamente usato per compiere azioni esterne visibili (calci, pugni,
prodezze di tipo atletico) ma serve ad accrescere e potenziare la forza e
l’equilibrio interiore del praticante.
Spostando allora l’interesse dalla natura
marziale allo sviluppo del controllo sul corpo e sulla mente, si comprende
perché il TAIJIQUAN venga sempre più
usato efficacemente come forma di attività motoria adattabile a tutti, con lo
scopo di conservare e migliorare la salute, l’efficienza e il benessere psicofisico.
Per poter meglio apprezzare e valutare i
risultati dell’attività svolta, si è pensato di introdurre nel corso degli anni
un monitoraggio del lavoro attraverso l’uso di schede di osservazione
individuali.
In questo modo è stato possibile registrare
ed evidenziare periodicamente progressi e cambiamenti degli allievi
partecipanti. Accanto alla valutazione individuale fornita dalle schede, i
risultati complessivi relativi alla generalità dei ragazzi si possono così
sintetizzare:
- Graduale e significativa correzione della postura
e progressivo riequilibrio del tono muscolare.
- Miglioramento delle prestazioni fisiche di tutti
i ragazzi, compresi i più problematici, con una evoluzione dello stile motorio
che riesce a trasmettere fluidità e armonia nel movimento come conseguenza
dell’aumentata presenza e padronanza sul proprio corpo.
- Allungamento dei tempi di attenzione, progressivo
adattamento alla atmosfera generale di silenzio e concentrazione anche da parte
di persone normalmente più’ irrequiete ed instabili, globale percezione e
utilizzo dell’atmosfera di rilassamento.
- Sviluppo di una partecipazione attiva e motivata
e creazione di un buon spirito di gruppo. Ciascun ragazzo è riuscito a svolgere
un lavoro personale ma sempre collegato e integrato nel lavoro del gruppo.
Il lavoro, infine, culminava e trovava ulteriori motivazioni con
l’esecuzione di un piccolo saggio, da presentare durante la festa di fine corso
che la scuola organizzava ogni anno in collaborazione con l’associazione dei
genitori ed altre realtà del quartiere dove è ubicato il centro (Scuola
popolare di musica di Testaccio, Comitato di Quartiere, Centro anziani,
Associazioni per il commercio equo e solidale, associazioni di artigiani,
ecc.).
La possibilità di essere protagonisti di
un’esibizione della cui qualità anche gli studenti avevano coscienza e lo
sforzo di affrontare e superare lo stress emotivo causato dalla paura di
mettersi in gioco, hanno rappresentato per i ragazzi un importante momento di
crescita ed una notevole fonte di soddisfazione per chi aveva lavorato con
loro.
Sono Nazzareno De Cave, cintura nera 4 duan e qualifica di Maestro, nato a Roma nel 1953. Inizio la pratica del Taijiquan nel 1992 con la Maestra Li Rong Mei studiando lo stile Yang. Nel 2006 incontro la Maestra Carmela Filosa ed inizio a studiare lo stile Chen XiaoJia, partecipando al corso di formazione istruttori organizzato dalla sua scuola. Attualmente mi è stata affidata la responsabilità per la ICXJ nel Lazio. Tengo corsi di Taijiquan stile Chen Xiaojia in due palestre a Roma.
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