A PROPOSITO DI
YIN-YANG NEL TAIJIQUAN E NELLA SUA DIDATTICA
(Maestro Vito Marino)
Le
due Teorie di base della Medicina Tradizionale Cinese sono quelle di yin-yang e dei Cinque Movimenti wuxing. Il grande sinologo Joseph Needham
parla delle due teorie come facenti parte della Scuola dei Naturalisti, la cui
fondazione è attribuita a Zou Yan, sviluppatasi nel periodo degli Stati
Combattenti (453-221 a.C.) e chiamata proprio Scuola Yin-Yang yinyangjia. Needham riconosce anche che
“Non ci può essere dubbio che l’uso filosofico dei termini dati verso
l’inizio del IV secolo a.C., e che i passaggi nei testi più vecchi che
menzionano questo uso sono interpolazioni effettuate più tardi di quel tempo.”
Possiamo quindi affermare che la Teoria yin-yang sia uno dei fondamenti storici di tutta la cultura tradizionale cinese, compreso il taijiquan, che alla Suprema Polarità yin-yang deve il suo nome.
Non
parlerò del concetto di yin-yang
in generale, argomento conosciuto da tutti i seri praticanti di arti marziali,
mentre mi soffermerò sul rapporto tra le leggi che ne governano i rapporti e la
didattica del taijiquan.
Leggi dello yin-yang
Yin e yang sono opposti. Giorno e notte sono opposti, il
versante soleggiato di una collina e il suo versante in ombra sono opposti, l’interno
e l’esterno del corpo sono opposti, l’alto e il basso del corpo sono opposti.
Nel
taijiquan lo yin e lo yang,
come per esempio il vuoto e il pieno, devono essere “chiaramente distinti”,
opposti, in quanto lo sono yin e yang in natura per definizione. Se una
gamba riceve il 70% del peso del corpo, come nella gongbu, l’altra ne riceverà necessariamente il 30%, in
quanto polo opposto della dialettica yin-yang.
Il petto è yin, il dorso è yang: “contenere il petto, incurvare la
schiena”, hanxiong babei, indica
che la parte anteriore del corpo, che è yin,
deve essere contenuta in quanto accumula energia, la parte posteriore del
corpo, che è yang, deve essere
distesa in quanto deve lasciare scorrere il jin,
la forza muscolare, fino alle mani.
Yin e yang sono complementari. Lo yin da solo o lo yang
da solo non esistono. Sarebbe come ammettere l’esistenza del giorno senza la
notte, come il concepire una sola faccia di una medaglia.
Allo
stesso modo nel taijiquan il
radicamento è complementare alla rapidità, il radicamento da solo è staticità,
la rapidità da sola è vuota. La solidità della parte inferiore del corpo, in
quanto analoga alla terra, è complementare alla leggerezza della parte
superiore, analoga al cielo. La rapidità e la leggerezza sono complementari al
radicamento e alla solidità.
Al
crescere dello yang corrisponde
il decrescere dello yin e
viceversa. Al crescere della luce diurna corrisponde il
decrescere del buio della notte, e poi al crescere dell’ombra e dell’oscurità
corrisponde il decrescere della luce del giorno.
Nel
taijiquan queste legge viene
applicata in ogni movimento, Prendiamo ad esempio la coppia yin-yang accumulo/rilascio. In ogni
tecnica si passa da un momento in cui si è nella massima condizione di accumulo
e di interiorizzazione della forza a una fase in cui gradualmente essa viene
portata verso l’esterno, ed emessa nel caso in cui la tecnica si completi con
un fali/fajin. Il peso si sposta
gradualmente da una gamba all’altra, e al crescere dello yang/pieno corrisponde il decrescere dello
yin/vuoto.
A
determinate condizioni lo yang si trasforma in yin e viceversa.
Questa condizione è che lo yang o
lo yin abbiano raggiunto il loro
culmine. Arrivati al solstizio d’estate le giornate devono necessariamente
accorciarsi, arrivati alla mezzanotte la luce deve necessariamente cominciare a
crescere.
Nel
taijiquan questo è il motivo per
cui diciamo “il movimento deve arrivare fino alla fine”, in quanto questa è la
condizione necessaria perché una tecnica possa trasformarsi correttamente nella
successiva. Quando il movimento di accumulo ha raggiunto il suo massimo si
trasforma in rilascio.
La
ricerca dello yin e dello yang in ogni movimento del taijiquan è la chiave per una migliore
comprensione dell’Arte stessa. Quale aspetto in un determinato momento è yin e
quale yang? Da quale aspetto yin sta per nascere l’aspetto yang che ne è
complementare? Come avviene la transizione tra yin e yang nel mio corpo in una
determinata tecnica? Quando ho raggiunto la fine della tecnica e quindi posso
trasformarla nella successiva?
Esaminiamo
come esempio di applicazione delle leggi yin-yang
la tecnica Yema Fenzong, Dividere
la Criniera del Cavallo Selvaggio.
Yin e yang sono opposti. Cerco di sentire
bene la distribuzione del peso, come la gamba anteriore sia quella piena, come
la gamba posteriore sia all’opposto vuota, mi concentro sulla sensazione di
attività, espansione ed esteriorizzazione della mano che va avanti e verso
l’alto yang, e contemporaneamente
su quella che va verso l’interno e in basso yin.
Yin e yang sono complementari. Cerco di
sentire non solo la opposizione, ma anche la la complementarietà del movimento
di accumulo yin con quello di
espansione yang. Mi concentro
sulla sensazione di complementarietà tra l’azione della mano avanti e in alto e
l’azione, altrettanto importante, della mano dietro e in basso.
Alla crescita dello yang
corrisoponde la decrescita dello yin
e viceversa. Cerco di sentire in modo consapevole come al
crescere dell’aspetto yang di una
mano corrisponda il decrescere dell’aspetto yang
dell’altra, di come avvenga il trasferimento del peso da una gamba all’altra.
Trasformazione reciproca tra yin
e yang. Cerco
di individuare il momento in cui una tecnica o una sua parte è arrivata alla
fine e come da quel momento inizi la trasformazione nella successiva.
Didattica del taijiquan
Accanto
a questo aspetti legati alla applicazione della polarità yin-yang, la Suprema Polarità, a mio
avviso è tutto il progetto didattico del taijiquan
che è attinente alla regola superiore della dialettica yin-yang.
La
nascita appartiene allo yin, la
crescita culmina con lo sviluppo e la maturazione dello yang. Seguono poi la decrescita e il
ristagno, che portano a maturazione e compimento la vita.
“L’essere
umano nasce morbido e debole (flessibile) e muore rigido e duro. … Per questo
il rigido e duro appartiene alla morte, il morbido e debole (flessibile)
appartiene alla vita.” (Daodejing)
Nascita
e morte appartengono entrambi alla vita, ma il suo inizio è legato alla
morbidezza, al rilassamento, alla fluidità, qualità che per prime si sviluppano
nell’apprendimento del taijiquan.
Dal morbido poi deve potere naturalmente nascere anche il duro, ma la scommessa
del taijiquan è quella di cercare
di sviluppare una durezza particolare, il “duro ma non rigido”. In altre
parole, di portare a maturazione lo yin
e lo yang senza percorrere
necessariamente la strada che dalla nascita porta alla morte.
Come
diceva Leung Kwok-po, Maestro Taoista di Agopuntura, Medicina Tradizionale
Cinese e Qigong: “L’obiettivo della
pratica è quello di diventare Immortali. Se questo non è possibile cerchiamo
almeno di essere longevi. Se anche questo non dovesse essere possibile,
cerchiamo almeno di rimanere fino alla fine della nostra vita in buona salute!”
Molto
cinese…
Maestro cintura nera III Duan, Vito Marino
nasce a Sciacca il 7 luglio 1954.
Medico Agopuntore e Insegnante di Medicina
Tradizionale Cinese e di Qigong, Presidente dell’Associazione QI, Scuola di
Medicina Tradizionale Cinese.
Dopo avere studiato e praticato Aikido,
Karate semi-contact, Wing Chun e Taijiquan stile Yang, nel 2002 inizia lo
studio del Taijiquan stile Chen Xiaojia con la Maestra Carmela Filosa, erede di
XIII generazione dello stile e XXI generazione della famiglia Chen. Nel 2012 ha
l’onore di diventare discepolo tudi
della Maestra Carmela Filosa ed erede dello stile di XIV generazione.
Socio fondatore e Responsabile per la
Sicilia della Italy Chen Xiaojia (gruppo Longqi),
insegna Taijiquan a Palermo presso l’Extra Fitness Club di Corso Camillo
Finocchiaro Aprile 128.
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